Indice
In questa guida spieghiamo come iniziare a lavorare a maglia.
Attrezzatura
Per lavorare a maglia, oltre al filato, sono necessari alcuni strumenti e accessori.
Inizialmente si possono comprare i ferri specifici per eseguire un determinato lavoro a tricot, oppure ci si può procurare ferri delle misure più utilizzate, dal n. 2.5 al n. 5, in modo tale da poter già avere i ferri per eseguire campioni nelle varie tipologie e valutare quale più vi soddisfa.
Solitamente i ferri sono in acciaio, alluminio ma anche in plastica, se ne possono trovare anche in legno o bambù; in qualsiasi caso è di fondamentale importanza che siano perferramente lisci e con la punta arrotondata.
Personalmente utilizzo quelli in metallo, sono più scorrevoli e danno l’impressione che il lavoro ‘prenda velocità’ in quanto le maglie scivolano più facilmente da un ferro all’altro.
I ferri possono essere a una o due punte, questi ultimi sono utilizzati per i lavori in tondo come calze e guanti.
I ferri a una punta vengono venduti a coppie, mentre quelli a due in seria da 4 o 6.
Per ottenere un buon lavoro è indispensabile utilizzare dei ferri la misura deve essere proporzionata a quella del filato scelto, quindi
-filo sottile → ferri n. 2.5 o 3
-filato medio → ferri n. 3 o 3.5
-filato grosso → ferri n. 3.5 o 4
-filato molto grosso → ferri da n. 4 a 8
-1 filo bouclè + 1 filo sottile → ferri n. 4 o 4.5
-1 filo fantasia + 1 filo sottile → ferri n. 3.5 o 4
-2 fili sottili → ferri n. 4 o 4.5
Ferri particolari
-Ferri da treccia
Sono ferri corti con una V centrale che serve come appoggio per le maglie nella realizzazione delle trecce, grazie alla sua forma le maglie non si possono sfilare, evitando così antipatiche perdite di punti mentre si lavorano le altre maglie che compongono la treccia.
-Ferri circolari
Sono ferri, a due punte, uniti da un fili flessibile di plastica (ma si trovano anche in metallo), servono per lavori tubolari di grandi dimensioni, anche questi sono venduti il diverse misure.
-Spille ausiliarie
Risulta essere una spilla, simile a quella da balia, ha la stessa funzione del ferro per treccia, ma in più ha la possibilità di essere chiusa evitando che i punti della maglia possano sfilarsi.
Altri accessori utili, se non indispensabili per eseguire un qualsiasi lavoro a tricot sono un metro da sarta, aghi da lana in varie misure, uncinetti, forbici, spilli completano l’attrezzatura necessaria per iniziare a lavorare a maglia.
Filati
Per iniziare a lavorare a maglia, oltre conoscere i ferri del mestiere, è importante conoscere i filati.
Quando si sceglie un modello, non possiamo soffermarci solo sulla scelta del colore, o sulla lavorazione, perchè il filato è fondamentale per esaltare i punti, o per determinare una lavirazione piuttosto che un’altra. Spesso è necessario chiedere consiglio alla commessa del negozio in cui ci rechiamo per l’acquisto, che quasi sempre ci sconsiglia proprio quello che ci piaceva di più, e su cui tanto ci eravamo intestardite.
Per ovviare a facili delusioni (non ai consigli, che sono sempre utili, badate bene…) può essere d’aiuto conoscere i filati.
Prima cosa da sapere è che si suddividono in due macro categorie, i filati naturali e i filati sintetici.
I filati naturali sono la lana, il cotone, la rafia, il lino, la canapa, la seta, e tutti quelli di origine vegetale e animale, tra i quali, oltre alla pecora, anche il coniglio d’angora, l’alpaca, il lama, il cammello, la renna.
Questi filati si possono acquistare nei negozi specializzati, in morbidi gomitoli, da tricottare con i ferri, oppure in matasse o rocche per la lavorazione con la macchina da maglieria.
Filati naturali
-Lana Merinos
La lana delle pecore Merinos, per le condizioni ambientali in cui vivono le pecore di questa razza, ha sviluppato particolari caratteristiche protettive (contro forti escursioni termiche, umidità, vento, proliferazione di parassiti) molto superiori a quelle della lana di altre pecore. La lana merinos ha un effetto spugna, quindi assorbe immediatamente lungo i suoi peli (internamente porosi) ogni minima traccia di umidità con cui entri in contatto, portandola verso l’esterno, dove evapora; un effetto isotermico, questa lana non scalda, è isolante, mantiene semplicemente la temperatura dei corpi con cui è a contatto; un effetto antiparassiti (soprattutto acari) in quanto la struttura e l’andamento dei peli impediscono l’accumulo, alla loro base, di polvere e sporco. Io la utilizzo molto, perchè, oltre alle sue importanti caratteristiche, viene filata in 4/6/8/9 capi, quindi adatta a molte tipologie di modelli e particolarmente predisposta a mantenere il lavoro estremamente regolare.
-Lana Shetland
E’ una lana a fibra lunga leggermente ruvida e pelosa. E’ originaria delle isole Shetland, molto resistente e non infeltrisce. Si lavora soprattutto con i ferri e si utilizza per la realizzazione di capi pesanti, sportivi come maglioni e giacconi per la montagna.
-Lana Mohair
Un filato bellissimo, per capi leggeri e morbidi come nuvole, ideale per traforati, molto caldo e avvolgente. La fibra di Mohair, a causa della sua lucentezza e lunghezza, viene particolarmente usata nella produzione di filati pettinati pregiati in puro mohair o principalmente mischiati con la lana. Il vello, lungo e morbido, viene rasato senza ferire l’animale e viene filato in modo diverso a seconda dell’età dell’animale da cui è tratto, poiché l’invecchiamento ne cambia le caratteristiche. Per le sue particolari proprietà riflessive, la fibra di mohair viene spesso mescolata ad altre fibre meno pregiate per migliorare la qualità del prodotto finito. Un altro fattore che rende il mohair pregiato è l’attitudine ad essere tinto: la coloritura risulta uniforme e resistente, ben radicata nella fibra.
-Lana Cachemire
Si tratta della lana di un animale alquanto raro, il kasmir allevato in Tibet, Cina, sugli altopiani mongoli e in Iran. Per ottenere la lana pregiata che tutti conoscono da questo animale vengono seguiti alcuni rigidi criteri in merito alla fase della tosatura vera e propria; la tosatura avviene sempre e solo in tarda primavera, nel periodo cioè che risulta il più caldo in quelle regioni nelle quali il kashmir viene allevato e viene utilizzata solo la parte migliore del vello dell’animale, ossia il sottopelo. Se ne ricava una lana di grandissimo pregio, seconda per valore alla sola vigogna. Ma non tutto il cachemire è uguale. A rendere più o meno preziosa una partita di questa lana è infatti lo spessore, il diametro del singolo pelo: più la sua fibra è fine, maggiormente pregiata sarà la lana. Ovviamente viene utilizzato per tricottare capi esclusivi, golfini, scialli, baschetti…
-Lana Cashwool
Pregiata lana d’agnellino, morbidezza e calore paragonabili solo al cachemire, per golfini, scialli e sciarpe, unita ad un altro filato a due capi.
-Lana Angora
L’angora è un tipo di lana pregiata prodotta con il pelo del coniglio d’angora. Questo animaletto, di corporatura grossa, è di colore bianco e coperto da un pelo lungo e morbido ed è originario della Turchia. La lana d’angora è morbidissima, pelosa, scivolosa, calda, soffice, ed ha aspetto lucente. Non avendo molta resistenza all’usura ed al lavaggio, viene usata per produrre filati che vengono mescolati con lana fine, per dare corpo al filato.Viene utilizzata per produrre capi pregiati, la grande morbidezza e delicatezza la rendono indicata per capi infantili e femminili.
-Lana d’Alpaca
L’alpaca (Vicugna pacos) è un mammifero della famiglia dei camelidi, il cui vello è rinomato per la sua leggerezza, per le sue caratteristiche termiche e per quella particolare sensazione al tatto, simile alla seta. L’Alpaca è l’unico animale al mondo che produce lana in una grandissima varietà di colori: dal bianco puro fino al fulvo, tutta la gamma di marroni e beige, fino al nero carbone, oltre 22 colori naturali. Essa è priva di lanolina, non infeltrisce e non causa reazioni allergiche, essendo ben tollerata quando portata direttamente sulla pelle. E’ perciò indicata anche nell’abbigliamenti intimo dei neonati.
Si può trovare anche ecologica, quindi non trattata da agenti chimici, la controindicazione, in questo caso, è che mantiene un vago odore di ‘selvatico’ che comunque sparisce dopo il primo lavaggio. Solitamente il costo di questo filato è piuttosto elevato ma, se si trova quella ecologica, magari proveniente da laboratori equo-solidali, si può trovare ad un ottimo rapporto qualità-prezzo.
-Lana Vigogna
La vigogna (Vicugna vicugna) è un camelide che vive sulle Ande. La lana della vigogna veniva utilizzata dagli antichi inca per tessere le vesti del re (ai sudditi era infatti proibito indossare indumenti fabbricati con questa particolare lana). Fu proprio per questo che, esattamente come accade oggi, anche ai tempi degli inca la vigogna era un animale protetto, e la sua lana preziosissima. La lana della vigogna è una delle fibre più costose al mondo con prezzi che variano tra 437 e 650 dollari al chilo ed è stata inserita nella lista della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna minacciate di estinzione, che regola il commercio della lana e dei tessuti prodotti con questa. Nel 1987 la vigogna è stata dichiarata patrimonio delle comunità indigene. Infatti io non l’ho mai usata.
-Lana di Cammello
Il cammello a due gobbe, detto anche Battriato, si trova oggi in vaste zone del continente asiatico.
I peli di questi animali non vengono tosati, ma il pelo viene raccolto con la pettinatura in maniera estremamente delicata: questo è il motivo dell’alto costo di queste fibre. Le parti usate sono soprattutto quelle del sottopelo perché molto più fini, morbide e soffici. Vengono mescolate con la lana ovina o usate da sole per ottenere tessuti speciali molto pregiati. Le lane di cammello hanno le stesse proprietà della lana ovina, ma si differenziano da questa per la maggior finezza, morbidezza e capacità di isolamento termico.
-Seta
La seta è una fibra naturale di origine animale. Il baco da seta secerne un filamento continuo lungo circa 1/1,5 km con il quale forma il bozzolo che gli serve da protezione durante la metamorfosi. Il filamento è formato da due bavelle di fibroina (presente per circa l’80% in peso) avvolte nella sericina (20% circa). Quest’ultima viene eliminata durante un processo chiamato “sgommatura”. Al microscopio la fibra ha un aspetto regolare molto simile a quello di fibre sintetiche. Le fibre di seta possono essere mescolate a cotone, lana, lino, viscosa e poliestere e questi filati di mischia permettono di ottenere molti tipi di tessuto e migliorare la regolarità della trama. Il filato ottenuto in seta pura o mescole è molto costoso ed utilizzato per capi di particolare pregio.
-Cotone
Il cotone è una fibra tessile di origine vegetale con filamenti sottili bianchi, lunghi due o tre centimetri. Nasce dentro la capsula della pianta di cotone, e ha l’aspetto di una bambagia soffice che avvolge i grossi segni. Le qualità più pregiate sono a fibra lunga, di colore bianco, con lucentezza simile alla seta. Il cotone ed a fibra più economiche diffuse in tutti paesi del mondo. Infatti ha una buona “compatibilità” con la pelle, disperde abbastanza facilmente il calore, ed è molto igienica. La pianta del cotone è coltivata nei paesi caldi con estati asciutte. Le qualità migliori crescono nei paesi desertici, dove terreno viene bagnato con l’irrigazione (Egitto, Pakistan, Russia asiatica). Cresce bene anche nei paesi con una stagione umida e una stagione secca (Stati Uniti, Cile, India, Brasile ecc.). Il cotone è una pianta “annuale” con un ciclo vegetativo di circa due mesi. Composto per il 95% di cellulosa, il cotone è leggero, morbido ed assorbente. La fibra di cotone, meno robusta del lino, non si usura ma si strappa; è poco elastica e pertanto si sgualcisce. I lavaggi frequenti e l’esposizione al sole tendono a scolorire i tessuti di cotone. Viene venduto in gomitoli, e utilizzato per capi estivi.
-Lino
Questa fibra è ricavata dal fusto di una pianta alta da 80 a 120 cm., poco ramificata e con piccoli fiori, di un colore variabile dal bianco all’azzurro intenso, che fioriscono solo per un giorno. La pianta del lino viene estirpata dal terreno in modo di avere la massima lunghezza della fibra. Dopo la macerazione avviene la separazione delle fibre tessili dai residui legnosi e quindi la pettinatura che elimina le impurità. Le fibre di lino si mescolano a cotone, lana, seta, viscosa e poliestere e questi filati di mischia permettono di ottenere molti tipi di tessuto e migliorare la regolarità della trama. La combinazione di due fibre consente di avere una “mano” diversa, cioè una consistenza ed un aspetto differenti da quelli ottenuti con filati semplici. Composto per il 70% di cellulosa, non provoca allergie, assorbe l’umidità e lascia traspirare la pelle: pertanto è indicato per la confezione di capi estivi. Molto resistente, soprattutto se bagnato, può essere lavato moltissime volte senza alterarsi, anzi diventa sempre più morbido, cosa importantissima per i capi di abbigliamento e di uso quotidiano che richiedono lavaggi frequenti. Ha bassissima elasticità, pertanto i tessuti in lino non si deformano.
-Canapa
La canapa è una pianta dal fusto alto e sottile, con la parte sommitale ricoperta di foglie, e può superare i 4 metri d’altezza. La parte fibrosa del fusto si chiama “tiglio” e la parte legnosa “canapolo”. Una importante caratteristica della pianta di canapa è la sua produttività. Attualmente può essere lavorata in modo da renderla molto, e viene proposta in sostituzione del cotone e delle fibre sintetiche.
-Rafia
La ràfia è una fibra tenace e grossolana, un tempo impiegata nell’industria dei cordami, nella cesteria e negli articoli da intreccio, come stuoie e borse in sostituzione della juta. Si ricava da una varietà di palme dell’Africa tropicale. In tempi recenti questa fibra, particolarmente trattata e tinta, ha assunto un aspetto lucido, rigido, leggero e resistente, viene utilizzata per confezionare borse, cappelli, tappeti, tovagliette , sottobicchieri e altri oggetti per la casa. Un filo di rafia ha lunghezza massima di circa 1,5 m e larghezza irregolare, quando si presenta su rocchetto o in matassa con lunghezza superiore al metro e mezzo e larghezza regolare non è veramente rafia, ma un prodotto plastico che cerca di imitarla.
Filati sintetici
Prendono il nome di tecnofibre le fibre fatte dall’uomo.
Con più antica denominazione si usava distinguere: le fibre artificiali, in cui la cellulosa veniva trattata e modificata da un reagente, da quelle sintetiche, con molecole ottenute per sintesi.
-Microfibra
Il termine “microfibra” non indica una fibra tessile in particolare. In base alla legge di etichettatura tessile n°194 del 1999, il termine non può essere usato singolarmente, ma solamente accompagnare il nome del polimero che la costituisce. Ad esempio 100% poliestere microfibra e non 100% microfibra. Questa seconda espressione è errata. Trattandosi inoltre di una qualificazione delle fibre utilizzate per la realizzazione del prodotto, il produttore è tenuto a vigilare la correttezza dell’impiego della dicitura nella pubblicizzazione del prodotto stesso, controllando la natura delle fibre utilizzate per la realizzazione del prodotto.
-Viscosa
La viscosa è una fibra tessile artificiale che imita la morbidezza delle fibre vegetali, presentando inoltre una lucentezza serica, per cui viene anche chiamata “seta artificiale”.
-Acrilico
Una particolarità della produzione di acrilico è stata la possibilità di creare il fiocco con colori “tinti in pasta” con una possibilità infinita soprattutto usata per poi produrre filati di tipo laniero, prevalentemente per maglieria.
-Poliestere
Le caratteristiche dei fili di poliestere sono oltre ad un’ottima tenacità, un’elevata resistenza all’abrasione, alle pieghe e al calore, elasticità e una minima ripresa di umidità nonché una buona resistenza agli agenti chimici e fisici. Tutte queste caratteristiche fanno in modo che il poliestere sia impiegato puro o in mista con altre fibre naturali, artificiale o sintetiche. Questa sua caratteristica permette di conferire ai prodotti una mano nervosa, ingualcibilità, resistenza all’usura, stabilità dimensionale (non si restringono) e una facile ripresa della gualcitura anche dopo i lavaggi evitando la stiratura. Si tingono bene.
Lavorazione
-Bouclè
Puo’ essere di cotone o di lana, e’ formato da due fili, uno ben teso, l’altro lasciato morbido a formare dei ricciolini. Si usa di solito per capi con punti poco lavorati.
-Ciniglia
Risulta essere un filato morbido e vellutato, di lana o di cotone o misto, un po’ ondulato. Si lavora preferibilmente con ferri usando punti semplici come il rasato o il punto legaccio.
-Lame’
Filato brillante realizzato in colori come l’oro, l’argento, il bronzo, ma ce ne sono di tutti i colori, si utilizza per capi eleganti o per guarnire o rifinire altri capi.
-Lana Cablè
Lana ritorta, molto resistente, formata da da un doppio filo a sua volta composto da due fili strettamente ritorti; e’ molto elastica e indeformabile.
Come Tenere Ferri e Filato
Nel lavoro a maglia ci sono diversi modi per tenere i ferri ed il filato, tutti validi, purchè si ottenga un lavoro regolare. Vi insegno un metodo che garantisce buoni risultati anche se non avete ancora molta mano.
Come tenere i ferri: tenere il ferro con i punti da lavorare nella mano sinistra e l’altro nella mano destra. Prendere i ferri con il pollice e il medio, appoggiando leggermente l’anulare e il mignolo.
-Come tenere il filo: alzare l’indice della mano sinistra e passare il filo che viene dal gomitolo sopra ad esso; in seguito tenere il filo all’interno del medio e dell’anulare e all’esterno del mignolo. Ogni dito della mano destra e della mano sinistra ha la propria funzione; impararla correttamente significa ottenere punti regolari.
-Cosa fare con la mano destra: tenere il ferro e il lavoro tra il pollice e il medio, appoggiando l’anulare e il mignolo. Con l’indice fermare il primo punto del ferro destro per non farlo cadere.
-Cosa fare con la mano sinistra: l’indice regola la tensione del filo, per permettere al ferro destro di scorrere velocemente; quindi, se i punti sul ferro destro sono troppo allentati controllare la tensione del filo, data dall’indice, in modo tale da uniformare la grandezza dei punti. Con il pollice e il medio spingere verso la punta i punti del ferro sinistro, tenendo allo stesso tempo il ferro e il lavoro. Il mignolo regola la quantità di filo necessaria al ferro destro.
Come Avviare i Punti
I metodi di avvio dei punti sui ferri sono svariati, in questo quida indicherò quelli utilizzati più frequentemente. Qualunque sia il metodo scelto, i punti avviati devono essere considerati come il primo ferro del lavoro.
Avvio sui ferri
Si esegue con due capi di filo e due ferri. I due capi si ottengono piegando in due il filo nel punto in cui verrà eseguita la prima maglia di avvio. Il filo “libero” (l’altro è quello che proviene dal gomitolo) deve essere lungo tanti centimetri quante sono le maglie da avviare moltiplicate per 3. Come da figura avvolgere il filo intorno all’indice della mano sinistra, portandolo dal davanti verso il dietro poi passarlo intorno al pollice sempre dal davanti e tornando sul davanti, in modo da formare un anello sull’indice e uno sul pollice (si utilizzano i 2 ferri sovrapposti per rendere più ‘morbido’ il lavoro).
Introdurre i due ferri paralleli, dal basso verso l’alto, nell’anello che si è formato sul pollice.
Quindi passare con i due ferri, da destra verso sinistra, sotto il filo che dall’anello dell’indice va a quello del pollice e farlo uscire dall’anello del pollice, in modo da formare un’asola sui due ferri.
Fare scivolare l’anello di filo dal pollice e tirarlo, stringendo l’asola sui due ferri.
In questo modo si forma la prima maglia. Riprendere il filo con il pollice.
Introdurre i due ferri dal basso sotto il filo del pollice, senza fare cadere l’anello poi passare i due ferri, da destra verso sinistra, dietro il filo che dall’indice va verso il pollice formando un’asola sui due ferri e facendola passare attraverso l’anello del polli
Quindi far scivolare l’anello dal pollice e tirarlo, stringendo l’asola sui due ferri e formando così la seconda maglia. Ripetere i passaggi sopra indicati fino ad avere sui due ferri il numero di maglie desiderato o indicato nelle spiegazioni dei lavori, dopodichè sfilare un ferro e iniziare a lavorare.
Risulta essere un metodo da utilizzare quando i punti d’avvio costituiscono il margine di un lavoro a maglia rasata o a punto operato. Questo avvio è consigliato anche per le coste, in quanto i punti risultano sufficientemente elastici, soprattutto se l’avvio viene eseguito, come indicato, con due ferri sovrapposti.
Avvio su catenella all’uncinetto
Con un filo del colore contrastante a quello utilizzato per il lavoro ed un uncinetto di almeno 1 numero superiore a quello utilizzato per i ferri, eseguire una catenella regolare e abbastanza morbida; in seguito riprendere i punti puntando il ferro sul rovescio delle catenelle. I punti d’avvio possono essere disfatti sfilando la catenella; in seguito chiudere i punti con delle mezze maglie oppure allungare il lavoro riprendendo i punti di base.
Avvolgere il filo intorno all’uncinetto, ottenendo un anello.
Gettare il filo sull’uncinetto e farlo passare attraverso l’anello
Lavorare in questo modo delle catenelle
Puntare il ferro nel primo anello sul rovescio delle catenelle, estrarre il filo dall’anello
Introdurre il ferro nell’anello seguente ed estrarre il punto, questo fino al termine delle catenelle.
Avvio tubolare per il punto costa 1/1
I due metodi di avvio punti spiegati sopra, sono validi per la maggior parte delle lavorazioni. Di seguito spiegherò un altro metodo, valido soprattutto per il punto costa; utilizzate dei ferri di un numero inferiore a quelli che si useranno per il lavoro, avviare un numero di punti dispari, in modo da ottenere 1 punto a diritto ad ogni estremità e lavorare due ferri a maglia tubolare, per ispessire il bordo. La maglia tubolare si esegue sempre in 2 ferri (uno di andata e uno di ritorno), ma essi vengono conteggiati come un unico ferro, quindi, al termine dell’esecuzione del tubolare, l’inizio del filo è all’estremità sinistra; inoltre, per lo stesso motivo, il terzo ferro si esegue sul rovescio del lavoro, contrariamente al solito.
-1° Ferro: avvio tubolare
Lasciare all’estremità del gomitolo un pezzo di filo la cui lunghezza sia tre volte superiore alla larghezzadel lavoro da iniziare. Avvolgere il filo sul ferro come indica la foto, ottenendo il primo punto a diritto.
Puntare il ferro attorno ai fili, come indica la foto, per ottenere il 2° punto, corrispondente a 1 rovescio.
Puntare il ferro attorno ai fili seguendo la freccia, ottenendo il 3° punto, che corrisponde a 1 punto a diritto.
Ripetere questi movimenti, alternando 1 diritto e 1 rovescio, sino ad avere i punti desiderati, terminando con 1 diritto.
-2° ferro: esecuzione della maglia tubolare
Voltare il lavoro sul rovescio; portare il filo del gomitolo sul davanti, puntare il ferro destro da destra a sinistra nel 1° punto e passarlo sul ferro destro, senza lavorarlo. Questo punto viene chiamato ‘punto passato’.
Proseguire lavorando a diritto solo i punti che si presentano a diritto. I punti a rovescio si passano senza lavorarli, tenendo il filo sul davanti del lavoro.
Voltare il lavoro sul diritto; lavorare a diritto tutti i punti passati del ferro precedente (si presentano come dei diritti) e passare senza lavorarli i punti che nel ferro precedente sono stati lavorati a diritto (si presentano come dei rovesci).
Proseguire lavorando alternativamente 1 diritto, 1 punto passato.
Errori e Difetti da Correggere
Specialmente quando non si è propriamente delle esperte può accadere che non si ottengano, fin da subito, dei punti regolari. Niente paura, la regolarità della lavorazione è frutto di pazienza ed esperienza, nel frattempo, proibito scoraggiarsi!
In questo post descriverò alcuni errori facili da commettere nei primi tempi, ma altrettanto semplici da evitare.
Il punto è ritorto: se il punto risulta ritorto significa che non è corretto il modo di puntare il ferro destro nel punto o di gettare il filo sul ferro, quindi suggerisco di controllare questi due passaggi.
I punti risultano irregolari ogni due ferri: questo difetto risulta evidente quando i punti sono lavorati correttamente, ma i ferri a rovescio sono più lenti o più stretti dei ferri a diritto. Diventa quindi importante controllare la tensione del filo per ottenere sia i punti a diritto, sia i punti a rovescio della stessa grandezza. Se, pur con questi accorgimenti, non si ottiene un lavoro regolare occorre utilizzare dei ferri diversi fra loro di mezza misura: il più piccolo sarà utilizzato per il ferro che risulta largo, il più grande per il ferro che risulta stretto.
Il lavoro è irregolare nell’insieme: quando il filo gettato viene passato attraverso il punto del ferro sinistro occorre tirare il filo sull’indice sinistro, in modo da regolare la grandezza del punto. Questo piccolo accorgimento dovrebbe bastare per vedere già un primo miglioramento dell’insieme.
Irregolarità sul rovescio: se il rovescio della maglia rasata costituisce il diritto del lavoro (maglia rasata rovescia), occorre fare particolare attenzione in quanto le irregolarità risultano molto evidenti. Anche per correggere questo difetto è necessario controllare la tensione del filo così da regolare la grandezza del punto.
Semplice, no?! Basta fare un pò di attenzione, modulare la tensione del filo, controllare i ferri, et voilà, in poche mosse una maglia con punti regolari, da vera esperta del tricot.