Tra i tanti soggetti possibili, per cominciare, vi proponiamo un albero. Perché proprio l’albero? Perché l’albero ha una struttura che si sviluppa come dovrebbe svilupparsi il disegno: dal tronco principale ai rami secondari. Vi invitiamo allora a guardarvi intorno e a trovare un albero la cui forma vi sembri interessante, per disegnarlo.
Prima di incominciare a disegnare, dobbiamo definire l’inquadratura del disegno. Scegliere l’inquadratura, cioè l’insieme degli elementi che vogliamo disegnare, può risultare difficile, specie nel caso di paesaggi e ambienti che comprendano molti elementi diversi, ma diviene più facile usando, almeno per le prime volte, il quadro. Il quadro è un telaio rettangolare (che potete costruire voi stessi, con un foglio di plastica trasparente), diviso in quattro pani uguali da due linee perpendicolari tra loro, gli assi verticale e orizzontale. A che serve?
-ad aiutare il disegnatore a scegliere l’inquadratura migliore del soggetto che ha davanti
-ad isolare il motivo principale, eliminando o mettendo in secondo piano gli elementi accessori o secondari
-a definire l’insieme del disegno e il posto che occupano nella composizione ciascun oggetto o gruppo di oggetti
-ad individuare con maggiore facilità l’inclinazione delle particolari linee o direzioni della composizione.
Il primo risultato dell’uso del quadro è la maggiore facilità con la quale riuscirete a superare l’evidente sproporzione tra la visione ampia dell’insieme e le dimensioni ridotte del foglio da disegno; il quadro riesce a presentare l’ambiente, per quanto vasto, in una dimensione ridotta e sempre proporzionata. Tenendo il quadro davanti agli occhi e spostandolo leggermente in alto, in basso, a destra, a sinistra, si può variare l’inquadratura. Allontanandolo dagli occhi avrete una visione più ristretta, mentre, avvicinandolo, la visione diventerà sempre più vasta. Scelta l’inquadratura, troverete il punto esatto del foglio dove collocare il vostro albero, facendo riferimento ai lati del quadro e agli assi che dividono la scena in parti uguali.
Dopo aver scelto l’inquadratura (l’albero potrà essere al centro del foglio o da un lato, secondo la forma della chioma e dei rami; meglio se posto in basso, lasciando maggior spazio al cielo) e definita l’impaginazione, siamo pronti per disegnare. Da dove iniziare? Il procedimento lo ricaviamo dalle indicazioni che ci hanno lasciato i grandi maestri e dalla lettura dei loro disegni.
Scrive, con estrema semplicità dettata dall’esperienza, il pittore francese Henri Matisse: proviamo a spostare l’attenzione dall’albero come forma propria sullo sfondo, per fissarla sugli spazi vuoti che ci sono intorno ad esso. Disegnare i vuoti, vedere gli spazi che sono intorno all’albero e tra i rami, serve a vederne la forma: è un artificio, un meccanismo mentale che ci libera dall’immagine convenzionale
dell’albero che abbiamo in mente e ci aiuta a “leggere” e a “scoprire” quel particolare albero che ci sta davanti.
L’esempio proposto è un disegno del pittore francese Corot, caratterizzato dalle linee di due grandi alberi in primo piano. Proviamo a vedere gli spazi ritagliati sul cielo dai lunghi rami, fino a partecipare del paesaggio e della natura, anche noi, come l’autore. L’albero per Corot, infatti, è molto di più di un semplice soggetto, per quanto affascinante, da disegnare: è il tema preferito, rappresenta l’elemento magico capace di legare la terra (con le radici) al cielo (con i rami).
Sarà utile ripetere questo esercizio mentale molto spesso, con soggetti diversi, per abituarsi a leggerne la forma.
Ora che abbiamo riconosciuto il nostro albero, cerchiamo di vedere come è fatto, cioè di capire qual è la sua struttura: la disposizione del tronco e dei rami, la composizione di questi elementi tra loro, il volume della chioma; cerchiamo di vedere non solo la forma, ma lo sviluppo della forma.
Il disegno non si sviluppa necessariamente da un punto in alto a sinistra del foglio per finire in un punto in basso a destra come se scrivessimo una lettera: si sviluppa, per quanto è possibile, tutto contemporaneamente partendo dagli elementi principali fino a quelli secondari.
Così, nel caso dell’albero, cominceremo a disegnare il tronco, l’elemento fondamentale in primo piano; successivamente disegneremo i rami principali e poi quelli secondari e così di seguito, segnando infine l’insieme del secondo piano e dello sfondo e la linea dell’orizzonte.
Il disegno che vi presentiamo e che analizziamo con voi è del pittore francese Nicolas Poussin.
In questo paesaggio romano, la composizione è giocata su tre piani: in primo piano sulla destra i due tronchi, tagliati dall’inquadratura, appena inclinati; in secondo piano, a sinistra, collegato dal profilo del terreno erboso, un grosso albero dalla chioma agitata dal vento; sullo sfondo, il paesaggio con il ponte Milvio (o Mollo) e le colline.
Negli schemi di lettura dei disegni abbiamo individuati i successivi momenti dell’esecuzione con colori convenzionali:
-rosso per gli elementi da disegnare per primi;
-blu per i secondi;
-verde per i successivi.
Negli schemi abbiamo indicato gli assi del disegno: corrispondono agli assi del quadro e servono per abituarsi ad osservare le proporzioni tra le parti.
Nell’impianto del disegno dell’albero (come del resto in ogni altro disegno) bisogna individuare l’inclinazione delle linee fondamentali e, cioè, del tronco e del gruppo dei rami principali e secondari.
Una volta trovata l’inquadratura e fissata l’impaginazione, cioè la disposizione dell’inquadratura nel foglio, cominceremo a disegnare, procedendo dai tronchi principali ai secondari.
Come individuare e definire l’inclinazione di questi elementi?
Come sempre, il segreto è quello di osservare con attenzione: noteremo così, che è più facile vedere le inclinazioni se le riferiamo ad una direzione verticale od orizzontale.
Per fare questo, basta tenere la matita davanti al disegno in posizione orizzontale o verticale, socchiudendo gli occhi e traguardando, in modo da avere un riferimento preciso e semplice da leggere su cui individuare l’angolo di inclinazione dei tronchi e
dei rami, nel loro insieme e singolarmente. Prendiamo come esempio un disegno del più grande pittore fiammingo del XVII secolo, Pieter Paul Rubens.
Dopo esserci abbandonati almeno per un attimo al fascino della poesia dell’immagine (le trasparenze dei colori, la semplicità della composizione), esaminiamo l’impianto della composizione: lambito dal ruscello in primo piano, si stacca sulla sinistra un gruppo di alberi, quasi verticali; dall’altra parte il tronco, al di là del ponticello, è inclinato sulla destra, come gli altri alberi che chiudono l’inquadratura.
L’inclinazione dei tronchi è più facilmente individuabile se, come abbiamo detto, la riferiamo alla verticale della matita (che disponiamo ben dritta davanti ai nostri occhi), mentre l’andamento della curva del ruscello viene evidenziato dalla posizione orizzontale della stessa matita.